Di chi è la colpa?

Del signor Bellia?

Tutto sommato vorrei assolvere il signor Bellia. Anzi, mi piacerebbe che il suo entusiasmo per la matematica contagiasse un po' di persone. E non escludo i colleghi matematici, molti dei quali pensano al proprio lavoro di ricerca come a qualcosa di arido. Penso però che il signor Bellia si sia lasciato un po' troppo trasportare dall'entusiasmo.

Della stampa?

Come puntualizzato in una delle mail da me ricevute, la stampa non è certo nuova a questo tipo di episodi, e altri campi sono ben più bersagliati della matematica: "Tieni comunque conto che tali interventi di "divulgazione" sono molto piu' rari in matematica che in altre "scienze", che devono fronteggiare quasi quotidianamente volgarizzazioni forse altrettanto terribili di quelle che giustamente denunci da parte di Bellia.". Rimane il fatto che articoli "seri" di divulgazione della matematica sono quasi del tutto assenti.

Dei matematici di professione?

O, più in generale, del mondo accademico? Un po' sì, e per vari motivi. Da una parte, molti pensano che sia difficile divulgare la matematica, molti non hanno il tempo o non si sentono in grado di farlo, e molti hanno loro stessi un'idea non corretta di cosa sia la matematica.
Colgo l'occasione per citare Ennio de Giorgi: "La divulgazione della Matematica è difficile anche perché vi sono molte persone di buona cultura che sono convinte di non essere in grado di capirla, nemmeno nelle sue linee più generali. Fra gli stessi matematici molti non hanno fiducia nella possibilità di comunicare ai non esperti problemi e risultati del loro lavoro, e ritengono anche che la stessa riflessione sul pensiero matematico nel suo complesso debba essere riservata a pochi specialisti, logici, epistemologi, eccetera. Penso che i matematici debbano reagire contro questa sfiducia." [DGi96, pag. 46].


MP